La settimana scorsa abbiamo ospitato una classe del quinto anno della sezione turismo del “IIS A.De Pace” di Lecce nella sala “Negramanti” della nostra cantina. Scopo della visita era quello di raccontare la ormai ventennale esperienza di Feudi di Guagnano nel campo dell’accoglienza enoturistica.
“Se l’enoturismo è on demand” è il titolo della master class a cui hanno partecipato gli studenti del De Pace con particolare attenzione e interesse. Il motivo di questa affermazione sta tutto nella particolarità delle richieste dei wine lovers a cui la nostra cantina risponde diversificando volta per volta l’offerta enoturistica.
Infatti, accanto ai wine tasting che chiameremo “standard” la cantina costruisce delle enoesperienze uniche ed esclusive su indicazione dello stesso fruitore. Una cena o un pranzo tra i filari di negroamaro, un addio al nubilato con aperitivo in vigna e a seguire una cena tra le barrique, una notte tra gli alberelli di primitivo o la degustazione “Let’s drink it strange” con i vini appena prelevati dalle botti.
Ma anche immaginarsi “enologo per un giorno” o prepararsi un pranzo speciale con le orecchiette e le polpette fatte con le proprie mani rientra nelle esperienze richieste e realizzate.
E a settembre, poi, si può provare l’emozione della vendemmia turistica: raccogliere i grappoli di negroamaro, pigiarli a piedi nudi e poi dopo qualche mese degustarne il vino che si è ottenuto.
Tutto questo, ma non solo, è “enoturismo on demand”, enoturismo di qualità, enoturismo esperienziale. E’ ciò che ricerca un turista evoluto a cui non basta più la sola degustazione di uno o più vini, vedere una bottaia o una fila di serbatoi di acciaio. L’enoturista vuole sentirsi comprimario dell’enoesperienza: in una parola cerca emozioni.
Alla fine del “racconto partecipato” non poteva mancare una sana degustazione essendo tutti gli studenti maggiorenni. E l’occasione ci sembrava ideale per scoprire, pur in presenza di un campione poco rappresentativo, gusti, preferenze e frequenza di consumo della bevanda vino.
Pertanto abbiamo proposto una bollicina da verdeca Metodo Martinotti (Animè), un vino bianco fermo da verdeca (Cuccimannè verdeca), un vino rosato fermo da Susumaniello (Cuccimannè susumaniello rosato) e un vino fermo rosso da Malvasia Nera (Diecianni Malvasia Nera). Tutti e 4 i vini hanno una struttura gustativa e sensoriale che definirei di facile lettura, una moderata complessità e soprattutto una buona bevibilità: tutti attributi adatti al palato di un giovane bevitore.
La palma d’oro, come era prevedibile, è andata al vino bianco frizzante. A seguire, appena qualche punto al di sotto, il susumaniello rosato e la malvasia nera (che a dire il vero pensavamo ultima nella scelta).
Nota dolente e conclamata, perché oggetto di analisi statistiche ormai da qualche anno in tutti i paesi produttori e consumatori di vino, la frequenza di consumo: la gran parte degli intervistati (80% del campione) ha dichiarato che l’ultima volta che ha bevuto un vino risale a più di un mese se non addirittura a 2 o 3 mesi prima.
Non solo parole e assaggi di vino però. Gli studenti convenuti hanno avuto l’opportunità di accostarsi alla vista di circa 50 opere di arte contemporanea di artisti italiani e stranieri nell’ambito della mostra DIVINARTE.
Vino, arte, cultura, turismo ed economia: un interessante e originale blend che pratichiamo quotidianamente!