Se siete dei consumatori ben attenti dovreste sempre prima di comprare un buon vino leggere le etichette. In questo piccolo ma fondamentale spazio infatti sono indicate non solo le origini dell’uva e il luogo di coltivazione ma anche importanti acronimi, simboli e denominazioni. Proprio queste definizioni o qualificazioni usate per indicare specificatamente dei vini sono fondamentali per capire come vengono prodotti i migliori vini.
In Italia la storia delle denominazioni dei vini inizia solo nel 1930 quando venne fatta una prima classificazione per indicare e cercare di identificare i vini tra le varie tipologie. Ognuno di essi presenta così oggi determinate caratteristiche che li distinguono dagli altri.
Al primo posto si trovano i vini chiamati tipici o speciali, passando poi per quelli superiori fino ad arrivare a quelli che non presentano nessuna indicazione.
Importante fu inoltre il periodo tra il 1963 e il 1992 che permise la creazione di un’ulteriore divisione tra vini di origine controllata e garantita chiamati più comunemente DOCG e vini di origine controllata DOC.
I vini da tavola sono quelli che si trovano nel livello più basso perché sono soggetti a pochi limiti produttivi. Alcuni di questi riguardano la qualità ed il grado alcolico che di norma si aggira intorno ai 8.5 e 15 % vol. Per questi particolari tipi di vini non è data la possibilità di riportare sulla propria etichetta l’anno di produzione e la provenienza ma solo il colore.
I vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT) sono invece quei particolari tipi di vini che provengono da un’area geografica determinata e precisa. In Italia sono oltre 119 le località riconosciute e nell’etichetta, in questo specifico caso, risulta obbligatorio riportare il colore, l’annata dell’uva, il vitigno e l’azienda imbottigliatrice.
La denominazione Salento IGT rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Puglia. La denominazione Salento IGT include le province di Brindisi, Lecce, Taranto ed è stata creata nel 1995. I vini della denominazione Salento IGT si basano principalmente sui vitigni Aglianico, Aleatico, Barbera, Bianco d’Alessano, Greco Bianco, Bombino bianco, Bombino nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Notardomenico, Falanghina, Fiano, Greco, Susumaniello, Manzoni bianco, Lambrusco Maestri, Malbech, Malvasia bianca, Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce, Merlot, Montonico, Moscatello selvatico, Moscato bianco, Negro Amaro, Pampanuto, Petit Verdot, Piedirosso, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero, Primitivo, Refosco dal peduncolo rosso, Riesling Italico, Riesling, Sangiovese, Sauvignon, Semillon, Sylvaner verde, Syrah, Trebbiano Toscano, Trebbiano giallo, Uva di Troia, Verdeca, Vermentino, Negroamaro precoce, Impigno, Francavidda, Lacrima e Minutolo.
Più importante si presenta invece la dicitura chiamata Vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC). Con questa qualificazione si intende il nome geografico di una zona viticola riconosciuta per la particolarità dell’ambiente naturale e per i fattori umani che hanno contribuito nella realizzazione. Il decreto ministeriale vigente specifica che in questo caso i vini devono rispettare determinate regole come la zona di produzione, la possibile resa ad ettaro fino ad arrivare alla scelta delle tipologie delle bottiglie da utilizzare, compreso il tappo. Fondamentale è in questo caso che le bottiglie prodotte, prima di venire messe in commercio, passino sotto l’osservazione sia chimica che fisica e ad un esame organolettico elaborato delle varie Camere di Commercio. Possono prendere questa particolare denominazione solo i vini di qualità che hanno mantenuto almeno per tempo di 5 anni la dicitura IGT.
La certificazione presente in Italia in solo 44 località è quella chiamata Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG). Questa particolare tipo di qualificazione deve essere ottenuta in specifiche zone geografiche e dopo aver mantenuto per almeno 5 anni la nomina di DOCG. Importanti sono inoltre le analisi chimiche e fisiche a cui questo vino viene sottoposto con un controllo accurato di ogni bottiglia. Le degustazioni sono invece essenziali e devono essere svolte ben due volte a distanza di circa 90 giorni. Nell’etichetta, contrassegnata da un particolar tipo di fascetta, deve essere indicata la denominazione e il numero seriale.