Dopo due anni di fermo, ricominciamo il tour fieristico con un appuntamento ricco di significato per il messaggio forte che lo anima contenuto nel manifesto della Slow Wine Coalition (una rete internazionale che unisce i protagonisti del mondo del vino: vignaioli, appassionati e professionisti della filiera) messo a punto da Slow Food International.
Infatti, dal 27 al 29 marzo si terrà a Bologna nell’ambito della Slow Wine Fair il primo incontro per la creazione di quello che si preannuncia un vero e proprio network internazionale del “vino buono pulito e giusto”.
E qual è questo vino? E’ un vino che parla di sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita culturale e sociale delle campagne e che è ottenuto senza l’utilizzo di concimi, diserbanti e antibotritici provenienti dalla chimica di sintesi. Ma non solo, l’uso delle risorse ambientali per la sua produzione deve essere cosciente e sostenibile con l’uso limitato a sistemi di irrigazione e con la pratica del mantenimento della biodiversità nei propri vigneti. E per finire, la cantina che lo produce si deve porre come facilitatrice di un’agricoltura ecosostenibile all’interno della comunità agricola locale.
Ma quali sono i vini della cantina Feudi di Guagnano che potranno essere degustati da appassionati e professionisti nel corso della manifestazione?
In primis il Vignesalve Negroamaro e il Vignesalve Primitivo ottenuti da vigne salvate dall’avanzata selvaggia di campi fotovoltaici su suolo agricolo.
E poi il Vegamaro, primo negroamaro vegan prodotto al mondo; il Diecianni Malvasia Nera che deriva da un vitigno autoctono “minore” della provincia di Lecce conosciuto più come gregario nell’assemblaggio del Salice Salentino DOP che come protagonista come nel caso del Diecianni; il Rosarò rosato da negroamaro DOP, punta di diamante della cantina, uno di quei rosati gastronomici che non tradiscono la tradizione e la fama dei grandi rosati del Salento; Le Camarde Negroamaro&Primitivo, fortunata unione dei due vitigni autoctoni più importanti della Puglia che mette insieme l’austero rigore stilistico del negroamaro con l’eleganza ricercata del primitivo.