Per il quinto anno consecutivo il Nero di Velluto Negroamaro Salento conquista il podio in casa Bibenda con l’assegnazione dei 5 Grappoli, massimo riconoscimento nell’olimpo dei migliori vini d’Italia. L’annata premiata con l’edizione 2021 è la 2016, vendemmia straordinaria e da ricordare come una delle migliori per la nostra cantina. Le precedenti annate premiate sono state la 2012-2013-2014 e la 2015, confermando, se ce ne fosse bisogno, una perfetta continuità nella ricerca della qualità.
Questo il racconto della commissione di degustatori che ne ha decretato il successo: “Rubino compatto, che dipinge il calice. Su trama olfattiva di spezie d’Oriente, emergono profumi di prugne e amarene, mirto, note di rosa e viola, anche appassita, macchia mediterranea, accenti di tabacco e cacao. Di gran corpo, è rinfrescato da brillante acidità e impreziosito da tannini di nobile fattura. Lungo il finale su ricordi fumé.”
“Immaginavamo un vino simbolo per la nostra cantina – afferma Gianvito Rizzo, amministratore della cantina – senza però sconfinare nel protagonismo. A donarci la materia prima sarebbe stata la vigna più vecchia piantata nel 1935 e sopravvissuta alla seconda guerra mondiale e all’abbandono dell’uomo. La prima vendemmia doveva essere la 2002 e così fu. L’annata però si rivelò difficile e disastrosa: di peggiore ricordavamo solo quella del 1995”.
Fu questo “incidente” della natura che portò a modificare in corso d’opera la strategia vendemmiale della cantina e a raccogliere i migliori grappoli di negroamaro in piccole cassette di legno mono strato. Questo avrebbe consentito di fare un leggero appassimento per un periodo di 30/40 giorni per avere sia un incremento degli zuccheri che dei valori dei polifenoli e degli antociani. Il vino che se ne ottenne, circa 18 ettolitri per 2.298 bottiglie tutte numerate a mano, fu affinato in 8 barriques di secondo vino provenienti da una famosa cantina della Borgogna.
Fin qui l’aspetto puramente tecnico e materiale che ha caratterizzato la nascita di questo vino. Il seguito, cioè il suo battesimo con il nome di Nero di Velluto, è legato a uno scritto del 1918 di Giuseppe Palumbo dal titolo “La Vendemmia nel Salento” pubblicato sulla rivista milanese “Varietas” e che, presagendo un suo imminente utilizzo, qualche anno prima era stato trascritto parzialmente su un foglio di carta. “Dopo la vendemmia del 2002 (la prima) – conclude Gianvito Rizzo – ne rileggemmo il contenuto e ad un certo punto gli occhi si fermarono sulla seguente frase: ” (…) Ed a piè di ogni vite tutto è diventato nero di velluto, tutto è maturo, deliziosamente profumato”.
Quel giorno era il 7 ottobre 2002 e nasceva ufficialmente il Nero di Velluto.